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Immagine del redattoreLaura Roselli

Resistenza delle piante al virus


Del Virus è stato scritto tanto,

ma il nostro sistema immunitario dov'è?

Il sistema immunitario nel difenderci ci uccide. I neutrofili, nel tentativo di aiutarci, producono ragnatele appiccicose di DNA e proteine per intrappolare gli agenti patogeni: una barriera da uomo ragno (neutrophil extracellular traps, NET)! Ma i neutrofili, nel produrle, muoiono. Dalla cascata di citochine da stress si scatena la sindrome da stress respiratorio acuto (ARDS), sviluppato nel 15% dei Malati di Covid.

Spesso non ci ammaliamo per il virus, ma per la reazione infiammatoria che il nostro corpo mette in atto. I pipistrelli esprimono poco questa reazione e ospitano il virus senza ammalarsi. I composti che degradano la NET alleviano i sintomi nei topi.

I risultati positivi ottenuti passano, spesso, attraverso la modulazione, la soppressione specifica, mai attraverso l'immunostimolazione.

L'impiego stesso del cortisone, abitualmente sconsigliato nelle virosi, lo dimostra.

Eppure la vendita degli immunostimolanti è stata ed è elevata anche se gli istituti di ricerca attivano prove con immunosoppressori.

Dall'inizio della pandemia abbiamo attivato due piattaforme, per mappare e monitorare questo e il prossimo spillover, attraverso modelli matematici basati su dati epidemiologici reali. Per prevenire, anticipare il prossimo. Se i grandi organismi come il Global Virome Proyect mappano il virus, noi studiamo come si difendono le piante, nell'intento di avere modelli di studio atti a gestire la fase due. Il mappaggio antropologico, etnobotanico per comprendere: - i principi attivi secreti dalla pianta, metaboliti secondari - come l'Uomo di medicina, nella ricerca istintiva e biomimica della cura, selezionava ed estraeva nel mondo vegetale.

Molto prima che si coniasse il termine: Metaboliti secondari, la difesa vegetale era identificata come Hyper Sensitivity Resistence ai Virus. Difesa che nei modelli sperimentali, si instaura dopo 33/36 ore dall'interazione. Latenza necessaria per la sintesi genetica del prodotto antivirale (enzimi, proteine...). È possibile che l’instaurarsi di meccanismi di difesa sia sotto il controllo di un solo gene e non sia preesistente. Gli enzimi generati catalizzano la produzione di metaboliti che partecipano alla resistenza: Enzimi con attività diretta:

  • idrolasi, chitinasi, gluyconasi

  • inibitori delle proteasi, poligalacturonasi

  • proteine patogenesis related (PR) Enzimi barriera (biofilm): -polisaccaridi (calloso, poliglucani)

  • metaboliti aromatici (sostituti dell’acido cinnamico e sua polimerizzazione, con deposito di lignina)

Bibliografia B. Fritg, S. Kauffmann, B. Dumas, P. Geofroy, M. Kopp and M. Legrand, Laboratoire de Virologie Institut de Biologie Moléculaire des Plantes du CNRS Strasbourg, Mechanism of the Hypersensitivity reaction of plants, PLANT RESISTANCE TO VIRUSES, Ciba Foundation 133.

L’AVF (Plant antiviral factor), stimolato dall’infezione virale, produce oligoadenilati ad attività antivirale. Il parallelismo con l’interferone beta non è solo chimico (entrambe glicoproteine), ma anche funzionale. Bibliografia I. Sela, G. Grafi, N. Sher, O. Edelbaum, H. Yagev, E. Gerassi, Virus Laboratori Faculty of Agriculture, Rehovot, Israel. Resistance to the N gene and comparison with interferon, Ciba Foundation 133.


Le sostanze di derivazione vegetale impiegate in epidemie pregresse rappresentano la nostra ricerca archeo-etno-farmacologica. I dati più interessanti concernono:


ARTEMISIA I costituenti a potenziale attività antivirale: Artemisisina, Sesquiterpeni, sono documentati in studi pubblicati su HBV, HCV, CMV, Herpes Simplex1, EBV, dal 1990. «Lors de l’épidemie de Sars-CoV qui eut lieu fin 2002 et qui se propagera en 2002 dans la province Chinoise de Guangdong, la Medicine Traditionelle Chinoise fut très largement employée...dans la nouvelle épidémie de Sars-CoV-2 a opté pour un mélange d’une dozaine de plantes médicinales et une est l’Artemisia, administée seule a l’avantage de ne provoquer aucun effet secondaire». ("Durante l'epidemia di Sars-CoV avvenuta alla fine del 2002 e che si diffonderà nel 2002 nella provincia cinese del Guangdong, la medicina tradizionale cinese è stata ampiamente utilizzata ... nella nuova epidemia di Sars-CoV-2 ha optato per una miscela di una dozzina di piante medicinali: una è l'Artemisia, che somministrata da sola, ha il vantaggio di non causare effetti collaterali”). Recentemente, dall’8 aprile, è oggetto di studio all’Institut Max Planck, a Potsdam (Germania)

BERBERIS (Crespino) I costituenti a potenziale attività antivirale: Berberina (alcaloide isochinolinico) e Berbamina contribuiscono a ridurre NFKB, corresponsabile della citolisi (anche in corso di Covid).

CINCHONA (China) Dal nome di Ana da Osorio, contessa di Cinchona, moglie del Viceré del Perù. “La contessa guarì dalla malaria con un rimedio tradizionale e lo importò in Europa (1639) disponendone la cura per i poveri di Lima” (Sebastiano Bado). Per quel motivo conosciuta come corteccia della contessa o dei gesuiti, perché è più probabile che, ad importarla, fosse stato il gesuita Bernabè Cobo (1582-1627). Il chinino, estratto dalla corteccia (Pulvis Gesuiticus) fu isolato nel 1817 da Pierre Joseph Pelletier e Joseph Bienaimé Caventou. Anche nel 1928, in Nigeria, venne debellata con il chinino la febbre bubbonica. Gli alcaloidi (chinidina, cinconina, cinconidina) sono probabilmente le sostanze ad antimalarica febbrifuga, ma sconosciuta ad oggi la potenziale attività dimostrata sul Covid 19 che potrebbe essere sia antivirale, sia nel controllo delle citochine. Di ieri 11/05/2020 il via libera dell’AIFA ad uno studio, in collaborazione con l’università di Oxford, nella prevenzione in fase 2. Saranno arruolati 800 volontari tra medici ed infermieri. Il 17 febbraio: Chinese State Council ha annunciato che la clorochina fosfato (analoga strutturalmente alla quinina) sono stati usati sui malati del Covid (Redeploying plant defences, Match). Il farmaco ha impiego in Europa nelle patologie autoimmuni come l’artrite e il lupus.

CINNAMOMUM CAMPHORA (Ravintsara) L’olio essenziale contenuto nelle foglie è ricco di terpeni (linaolo, alfa terpineolo, eugenolo, 1.8 cineolo). Numerosi studi hanno mostrato attività sulla inibizione della formazione degli acidi nucleici virali e delle repliche virali (S.A.A.Yassim e M.A. Naji 2003).

HELICRYSUM ITALICUM C. DON (Elicriso) L’olio essenziale contiene terpeni (neroli, neril acetato, alfa e beta pinene, furfurale, geraniolo e eugenolo). L’associazione degli oli essenziali di ravintsara ed elicriso italico per via orale avrebbe determinato una risposta nel 64% di soggetti affetti da HCV e HBV. Bibliografia T. Romero, M. Wolf, D. Stramminger, T. Marin, JJ. Marschall, M. German, The antiviral activities of artemisinin and artesunate, Effect T, German Cancer Research Center, Pharmaceutical Biology, Im Neuenheimer Feld 280, Heidelberg, Germany-Clin Infect Dis. 2008 Sep 15; 47(6):804-11.

La pluralità delle voci è la bellezza della Scienza. Ascoltare anche questo patrimonio di conoscenza lo dobbiamo ai morti, alla sofferenza di tutti, dai malati alle loro famiglie, a chi è in prima fila per l’assistenza a chi è in seconda fila per la logistica. Lo dobbiamo infine a Noi stessi come Società.

Tutte le sostanze, da secoli, sono nel nostro uso domestico. #staviral #elicriso #china #artemisia

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